Oggi Paolo Villaggio è passato dall'altro lato della nuvola.
Fantozzi, quando ero bambina, non mi faceva ridere. Era maldestro e incapace. La sua sudditanza
psicologica mi dava fastidio, mi faceva quasi rabbia.
Poi sono cresciuta e il ragionier Ugo mi è parso sempre più “Il
prototipo del tapino, ovvero la quintessenza della nullità», come lo definì lo
stesso Villaggio.
E alla rabbia come reazione ai suoi film si sostituisce un
riso amaro, la risata che hai quando ti accorgi che gli occhiali che cerchi da
mezzora li hai in testa.
Oggi credo profondamente che Paolo Villaggio fosse un
genio.
Il ragionier Ugo Fantozzi è il nostro eroe della mediocrità
Ha impersonato l’italiano medio con le sue disgrazie e i
suoi vizi, vittima delle miserie della piccola borghesia italiana.
L’inferiorità connaturata, la vigliaccheria, la sfiga, il servilismo, la
goffaggine e l’ignoranza.. Ma anche la simpatia.
Sì, la simpatia e l’affetto,
che tutti hanno provato per il ragionier Ugo. E’stato una delle più riuscite caricature del mondo del
lavoro di qualche anno fa. Non esiste l’equivalente riferito al mondo del
lavoro di oggi, perché non è così semplice fare una caricatura comica di
qualcosa che è già grottesco di suo.
Con profonda ironia è riuscito a cogliere la globalità dei
pensieri degli impiegati prima delle globalizzazioni aziendali.
Oggi l’Italia piange Paolo Villaggio, ma continueremo a
ridere e ad immedesimarci in Fantozzi.
E auguro 92 minuti di applauso a chiunque trovi il coraggio
di ribellarsi alle varie corazzate Potenkin che il mondo del lavoro vuole farci
sorbire.