venerdì 28 febbraio 2014

"La gente quando non capisce, inventa. E questo è molto pericoloso"

Ho sempre avuto più amici maschi che amiche femmine e ho sempre pensato che dipendesse dalla mia mente razionale oppure dalla mia profonda ignoranza riguardo la moda, i capelli e i bellocci della tv.
Per lo stesso motivo per cui non ho molte amiche donne, non posso avere molti amici francesi: sono ugualmente illogici!
Ieri ho parlato con una ragazza che ha la camera accanto a me, ha smarrito il suo mazzo di chiavi, ovvero la chiave della camera e la chiave della cassetta della posta, e per rientrare è andata all'accueil (accoglienza), lì le hanno fatto riempire un modulo e consegnato la chiave di scorta. Però mi ha chiesto la chiave della comune cassetta della posta, perché per avere il duplicato anche di quella deve fare un'ulteriore richiesta...
Loro ti consegnano un unico mazzo di chiavi e ti fanno firmare per la ricezione di un mazzo di chiavi, ma se lo smarrisci devi compilare due moduli...Ha senso?
Ormai è un mese che sono qui e posso dire che alcune cose "francesi" le ho accettate (più o meno), altre proprio non mi vanno giù.
Odio la loro burocrazia e non mi abituerò mai alla  loro mancanza di elasticità.
Non riesco ancora a  capire perché si deve convalidare l'abbonamento ogni volta che si sale sul tram, non vorrei sembrare una teorica del complotto, ma non trovo una spiegazione diversa dal controllo degli spostamenti.
Ma com'è possibile che sembri strano solo a me?
Un'altra cosa che non sopporto dei francesi è il loro modo di chiamare i numeri.
Ottanta è quatre-vingts, quattro venti, e novanta è quatre-vingt dix, quattro venti dieci con i successivi quattro venti undici e così via
Potrebbe essere un retaggio della base vigesimale, ma potrei capirlo solo per ottanta...ma quatre-vingt dix (90) e soixante-dix (70)???
Altri popoli francofoni dicono septante (in Belgio ed in Svizzera), octante (in Svizzera) e nonante (in Belgio ed in Svizzera).
Non vorrei essere nei panni delle maestre delle elementari che devono insegnare i numeri ai bambini!
Poi ogni volta che penso alle "pommes de terre", immagino di essere nel XV secolo e di assistere all'attracco in un porto francese della prima nave di rientro dall'America. Scaricano un sacco pieno di patate e con stupore gli abitanti si avvicinano e dicono che sembrano mele (pomme), allora i marinai specificano che si trovano sottoterra ed ecco il nome "mela di terra", che resterà immutato nei secoli, anche se nel resto del mondo non ci siamo fermati al primo errore.
Questa è un'etimologia completamente inventata, ma ho bisogno di inventare stupidaggini per sopravvivere alla noiosa diligenza dei francesi.

mercoledì 26 febbraio 2014

"La casa è dove si trova il cuore"

Sono di nuovo a Grenoble dopo 108 ore.
Tornare anche per poco a casa, con tutte le sfaccettature del termine, amore, famiglia, amici,  mi ha ricaricata.
Peccato aver sentito commenti sul Festival di Sanremo e quasi nessuno che si scandalizzasse per il colpo di stato legale di Matteo Renzi.
Non voglio scrivere un blog che parli di politica, perché non ne ho le competenze, ma ho il diritto di voto e per esprimere quello che penso credo basti.
Mi sembra di rivedere episodi di un libro da me odiato prima, apprezzato poi:  Il Gattopardo.
Allora, vediamo se ho capito bene, Renzi è al governo perché Letta era in stallo e non si poteva andare alle urne perché è necessaria la riforma elettorale? Ma la maggioranza relativa della coalizione di centro sinistra, che ha permesso a Letta di governare, non è stata ottenuta tramite il Porcellum, definita incostituzionale? Quindi anche Renzi  è al governo grazie al Porcellum e ci resterà, da quanto ho capito fino al 2018. Non c'è qualche incoerenza? Non è anche questo incostituzionale?
Senza parlare del fatto che Renzi non ha proposte programmatiche, cioè forse ce le ha, ma è reticente ad esprimerle, non basta dire "diminuirò il debito pubblico", senza dire in che modo lo farà!
Capisco che ore e ore di programmi demenziali, comicità spicciola, reality show e telefilm di eroici preti ed poliziotti senza macchia stiano distruggendo i neuroni degli italiani. Ma non vi sentite presi in giro? Io sì!
Dovremmo insegnare ai giovani che politica non vuol dire interesse personale, non vuol dire prendersi gioco della nazione...Poi è naturale che l'ignoranza regni sovrana e l'affluenza si abbassi sempre di più.
Aristotele diceva che "l'uomo è per natura un animale politico", sicuramente sull'animale sono d'accordo.
A parte un po' di bile per Renzi, tornare a casa è stato bellissimo! Mi sono sentita importante per tante persone, qualcuna inaspettata, qualcuna sperata: fa bene al cuore!
L'Italia è un luogo dove accadono cose irragionevoli, cose splendide e cose semplicemente esilaranti, gli italiani sono un popolo socievole, leggero (forse anche troppo) e simpatico.
Ho amato gli autisti dell'autobus Molise - Roma e le loro pause caffè e li ho un po' odiati per le chiacchiere dalle 5 di questa mattina.
Il silenzio dei francesi è il silenzio di chi tace, il silenzio italiano è quello di chi aspetta di prendere la parola.
Ho odiato i tantissimi  dipendenti di Fiumicino, attenti a tutto, al giornale, al cellulare, alle turiste, tranne che a fare i controlli. Odio chi contribuisce a dare una cattiva opinione sull'Italia.
Ho odiato Easyjet per aver fatto gli annunci sull'aereo in inglese e in francese, senza considerare che l'aereo è partito dall'Italia.
Ho amato il silenzio dell'autobus Lione- Grenoble, solo perché avevo sonno.
Sentirli parlare francese mi ha provocato l'orticaria, ma non è colpa loro, questa volta non c'entrano niente!
É la nostalgia di casa, la sensazione che provi quando stai gustando un gelato e speri non finisca e poi ti cade per terra.

Adesso, qui, sta iniziando a nevicare e tutto sembra magico e anche io sto meglio!

venerdì 21 febbraio 2014

Certe cose non si possono comprare...

Sto tornando in Italia.
Sono sul treno,  sono sveglia da 10 ore e sto rimpiangendo il silenzio dei francesi, ma solo perché c'è un imbecille che parla di luoghi comuni. Non si potrebbe obbligarlo a trasferirsi all'estero,  a seguire il suo cervello,  perché è impossibile che sia nel suo cranio ora!
Non mi sento ancora a casa, perché questa parlata così nordica non mi appartiene però si sente che sono in Italia: le persone parlano, fumano sotto il cartello di vietato fumare e soprattutto urlano parlando al cellulare, ma chiacchierano anche con gli sconosciuti. E a me piace tutto questo!
La prima  cosa che ho fatto a Torino  è stata prendere un caffè: è troppo buono il caffè italiano.
Questo è davvero un caffè, non quella brodaglia che sembra la risciacquatura di piatti sporchi che osano chiamare "café".

E appena arrivata mi sono potuta togliere uno sfizio enorme, prendendo spunto dallo sketch della comica Teresa Mannino.
Allora, nella mia epopea era compreso prendere un autobus Chambery-Torino, in attesa a Chambery, in mia compagnia c'erano tanti francesi, diretti nella nostra bella nazione. Sottolineando il fatto che nel viaggio di andata Italia-Francia, sempre in autobus, siamo stati fermi alla frontiera, anche se "dovremmo" essere in Europa, due poliziotti sono saliti e ci hanno controllato passaporti e carte d'identità.
Nel viaggio di ritorno, Francia- Italia non è successo  niente di tutto questo!
Una volta arrivata a Torino, una signora del gruppo dei francesi che era sul mio autobus, mi si è avvicinata chiedendomi se parlassi francese e io ho risposto di sì e me ne sono subito pentita, avrei dovuto dire  "siamo in Italia, parliamo italiano", così come è stato detto a me a Grenoble da una "simpatica" signora italofrancese.
Comunque poi ha proseguito chiedendomi: "C'est ici l'arrêt de Italò?" e io, decisa a prendermi una piccola rivincita: "Scusi non ho capito" e lei di nuovo : "C'est ici l'arrêt de Italò?" e io di nuovo: "Non capisco", al che ha tirato fuori il biglietto dalla borsa e me l'ha mostrato e io: AHHH ITALO!"
 E l'espressione sul suo viso, mi ha fatto sentire come nella scena finale della pubblicità di Mastercard!
Quindi ho preso Italo e nel classico  annuncio di benvenuto, sono rabbrividita perché il capotreno è diventato il train manager.... Credo che ogni commento sia superfluo.




martedì 18 febbraio 2014

Grenoble non è un paese per vecchi!

L'età media dei laureati italiani è 28 anni, in Francia è 23. Se in Italia abbiamo i nostri bamboccioni o chi a 35 anni è ancora a casa con la mamma, in Francia questo non esiste, spesso a 18 anni sono già fuori di casa.
Ma questo non vuol dire, sempre, che siano più maturi dei loro coetanei italiani.
Quello che è vero è che hanno la vita facilitata fino ai 25 anni: costi dei trasporti ridicoli, sconti sui libri, sui musei, sui finanziamenti, sugli affitti...
Per esempio l'abbonamento mensile del tram costa 20 euro per gli studenti o fino a 25 anni e 50 euro per chi ha più di 25 anni e  non è contemplato che possa essere ancora studente!
Forse dovrei cercare un mezzo alternativo!
Non so se succede anche da qualche altra parte del mondo, ma qui è facile trovare uomini d'affari o signore eleganti che, senza sentirsi ridicoli, girano per la città col monopattino.
Ma anche tanti, ma proprio tantissimi vanno in bici!
Io ho paura ad andare in bici in città per il traffico e poi se piove?

Il monopattino, forse è meglio della bici:
  • è piccolo e poco ingombrante, per cui te lo puoi portare dietro anche in ufficio, senza doverlo lasciare fuori e avere l’ansia che te lo rubino
  • è ripiegabile quindi, se cambia il tempo o cambi idea puoi prendere il tram!
  • puoi sfruttare le piste ciclabili, che sono ovunque e godere del fatto che Grenoble sia la città più piatta della Francia
  • non ha bisogno di manutenzione

Quasi quasi lo compro anche io! 

Oggi sono dovuta andare per l'ennesima volta in un ufficio dell'università, mi hanno richiesto l'attestazione di un'assicurazione sulla responsabilità civile, che ho fatto in un altro loro ufficio.
Sono andata, ma non ho portato niente, ho detto all'impiegata che sono contro gli sprechi soprattutto visto che l'università ha già l'attestazione della mia assicurazione. Mentre io sarei dovuta andare all'assicurazione convenzionata, fare la fila, sicuramente riempire dei moduli, ripetere la mia richiesta almeno un paio di volte per farmi capire... a lei bastava, invece, mandare una mail o al massimo, uscire dalla stanza e bussare alla porta accanto.
Ovviamente il commento è stato: "Ah, les italiens..."
Ma ho vinto io!
Hanno una strana fissazione per le assicurazioni. Ci sono ovunque agenzie di assicurazioni, le fanno su qualsiasi cosa e le vendono ovunque. Ovviamente anche per gli sci! E guardate cosa c'era al supermercato...

Esisterà un'assicurazione anche per gli infortuni da monopattino?

domenica 16 febbraio 2014

Senza generalizzare!

Tutti mi chiedono come mi trovi qui, io rispondo sempre in maniera diversa.
Il mio rapporto con la Francia e con i francesi varia di giorno in giorno. Ci sono momenti in cui non li sopporto e altri in cui si fanno amare.
Ho incontrato tanti francesi, gentili e disponibili, sia a chiacchierare alla velocità di 4 parole al minuto sia ad aiutarmi in questo loro ambiente così vicino ma così lontano dal mio.
Ma ne ho incontrati anche tanti presuntuosi e fastidiosi, anche se in realtà credo siano semplicemente ottusi.
Per esempio quando si mettono tutti in fila all'obliteratrice alla fermata del tram, anche se quello prima di loro ha constatato che non funziona: provano lo stesso anche tutti gli altri della fila. Essere ligi alle regole è giusto, ma qui può diventare un limite.  Se in un attraversamento pedonale c'è il semaforo ed è rosso ma non passano macchine, non attraverseranno finché non scatta il verde e se tu, che ti senti un'idiota a stare lì ferma con la strada libera, attraversi ti guardano come se ti stessi buttando dal decimo piano di un palazzo.
In giro per negozi ho notato che tutto è sistemato con gusto e amore dell'estetica: fanno delle bellissime confezioni e anche le vetrine, soprattutto delle pasticcerie sono un piacere anche per gli occhi.
Sono andata a fare la spesa e ho ritrovato questa cura anche nei supermercati, dove ho piacevolmente osservato che sono forniti di tutto, ma soprattutto di surgelati e scatolame, perché i francesi non cucinano, scaldano e riempiono di salse grasse tutto.  
Ma sicuramente alla bellezza non è affiancata l'igiene.
Nei loro supermercati non esistono i guanti per prendere frutta e verdura. Le baguette te le vendono incartate con un foglietto di carta o al massimo con una confezione di plastica aperta.
Si vedono, così com'è nell'immaginario collettivo, persone con le baguette sotto il braccio oppure sul tram mentre serafici le addentano e le appoggiano ovunque senza pensieri.
Comunque non si sa mai come portarla, dato che nella busta non ci entra, io la spezzo e  ce la infilo. Ma io dico: "queste cavolo di baguette le avete inventate voi, stressate l'anima per la nazionalizzazione di tutto, non potreste distribuire delle buste della spesa, francesi, in cui ci entri una baguette intera?"
Non so se sono proprio sporchi, ma sicuramente sono tutti rilassati. Cade per terra qualcosa che stavano mangiando? La raccolgono, ci soffiano e continuano tranquillamente a mangiarla! I parchi sono pieni di bambini che giocano per terra con la sabbia in bocca sotto gli occhi placidi delle mamme. E poi nelle tipiche case ci sono una stanza con la toilette, quindi solo con il water, e una, la salle de bain, con il lavandino e la doccia. Questo ci fa intuire quanto poco colleghino l'uso della prima stanza con l'uso della seconda. E poi, non dimentichiamoci che non hanno il bidet...
Quando si dice che i francesi hanno la puzza sotto il naso, è vero, sono loro!
Ma tutto ciò che è francese è bello, secondo loro, e tutto ciò che viene dall'estero è il male.
Per capire come ragionano: la prima epidemia di sifilide fu causata dal re francese Carlo VIII quando scese a Napoli, nel 1495. Da allora, in tutto il mondo la sifilide è conosciuta come “mal francese”. Tranne che in Francia: dove è detta “mal napolitain”.




giovedì 13 febbraio 2014

Il modo migliore per venirne fuori è sempre passarci attraverso

"Uno dei piaceri del viaggio è immergersi dove gli altri sono destinati a risiedere, e uscirne intatti, riempiti dell'allegria maligna di abbandonarli alla loro sorte."

Grenoble è una carinissima cittadina tra le Alpi, dove hanno tutti la fissa per lo sci.
In un qualsiasi discorso tu faccia, con chiunque, anche con l'impiegata della banca, puoi star certo che ti chiederà se il prossimo fine settimana (fin de semaine) andrai a sciare.  Io aspetto la primavera con ansia...
E' proprio la città dello sport, dai pazzi pseudoatleti che corrono anche con i doposci ai cittadini normali che non appena le porte del tram si aprono iniziano a correre per andare chissà dove. A quelli che vanno al lavoro in bici (vélo) e sembra si stiano allenando per il tour de France.

E poi ci sono io, che se vedo che il tram sta arrivando e accelerando il passo potrei prenderlo, rallento, tanto ne passerà un altro subito dopo.
Io che arrivo in laboratorio e con calma, prima di accendere il pc devo prendere il caffè.
E sorseggiando il mio pseudocaffè osservo questi due che sono in laboratorio con me e che lavorano già da almeno un'ora, in rigoroso silenzio: l'"Eccezione" e il "Gentile".
L'"Eccezione" è brasiliano, ma sembra tutto fuorché brasiliano: non è particolarmente avvenente (fanculo il politicamente corretto è proprio brutto!) non ama il calcio e non beve caffè.
Mentre il "Gentile" è un ragazzo francese, forse un po' schizzato ma simpatico. Mi saluta 10mila volte al giorno!
Questa è un'abitudine dei francesi, salutano, di continuo, e se in Italia a stento ti salutano i tuoi vicini di casa, qui, ti salutano tutti, anche gli sconosciuti e anche più volte al giorno.
Però bisogna fare attenzione, ci hanno insegnato che bonjour” si utilizza per augurare il buongiorno e quindi fino ad una certa ora della giornata, dopo la quale si usa il “bonsoir”,  ma non è così. Infatti, i francesi, per il semplice gusto di metterti in difficoltà, utilizzano “bonjour” anche nel senso di “salve” e questo complica le cose: capita infatti di rivolgersi a qualcuno alle otto di sera con un vigoroso “bonsoir!” e sentirsi rispondere “bonjour! anche con fare stizzitoE non si sa con quale sincerità, per concludere una conversazione o prima di andare via augurano immancabilmente“bonne journée” e “bonne soirée".
Questa, però, è una forma di gentilezza che non mi dispiace!
Sono convinti di avere la migliore cucina del mondo e infatti la città pullula di bar brasserie, boulangerie, patisserie, dove si può sperimentare qualche cibo puramente francese. Ma, ringraziando il cielo, la città è anche piena di pizzerie (veramente italiane) e ristoranti orientali, perché i cinesi sono come il prezzemolo o meglio come il coriandolo. In alternativa ci sono naturalmente le grandi catene di fast food, che loro, per fortuna solo a volte, chiamano restauration rapide o il classico kebab, che però qui si chiama sandwich grec.
E a Grenoble c'è un clima più mutevole del mio carattere, può piovere e può splendere il sole a intervalli di 10 minuti.
Però quando c'è il sole, il cielo, le montagne, la città assumono dei colori vivi e brillanti che sembra di guardarli in alta definizione e questo mi rallegra la giornata!




mercoledì 12 febbraio 2014

Vi esprimo la mia VISION!

Ho letto che in Francia è stata abolita per legge l'uso della parola "hashtag" utilizzato su Twitter per indicare un tema o un contenuto interessante.
La Commissione generale per la terminologia e i neologismi ha ufficializzato la francesizzazione del termine Mot-Dièse.
Ho parlato fin troppo del nazionalismo eccessivo dei francesi, di contro voglio sottolineare il mero servilismo linguistico degli italiani, non ho sentito nessuno nel Bel Paese lamentarsi per l'uso di "hashtag", anche se ce l'abbiamo anche noi un termine per indicare #: è cancelletto.
Io credo che non si debbano raggiungere i livelli di patriottismo linguistico dei francesi, già l'Italia è arretrata in tante cose, almeno conserviamo questo indizio di globalizzazione: ma spesso abbiamo la mania di sostituire termini validissimi nella nostra lingua, con termini inglesi.
Gli italiani attualmente sembrano infatti oscillare tra un'ottusa xenofobia nei confronti di certe culture e un'acritica esterofilia.
La nostra, per ricchezza di espressioni, musicalità, per la stretta corrispondenza tra parola scritta e orale è, almeno secondo me, una delle lingue più complete e più belle del mondo, è la stessa lingua di Dante, di Manzoni, di Leopardi, di Montale...e ahimè di Federico Moccia.
In italiano non esistono ambiguità, tipo: "Che significa to play?" - "Dipende, o suonare o giocare.." o peggio, se in Italia volete esprimere amore e non semplice affetto dite "ti amo" e non lasciate in piedi il dubbio con uno scialbo "I love you".
Va bene l'evoluzione linguistica, l'uso di termini inglesi nella tecnologia che segue standard internazionali (facendo eccezione per la Francia), ma attenzione alla banalizzazione e all'appiattimento della nostra lingua.
A volte si esagera!
Leggendo qualunque quotidiano italiano si trovano tutti i giorni parole come spread (differenziale), spending review (revisione delle spese), bond (buoni), soft skills (competenze sociali) o fiscal compact (patto fiscale).
Oppure nelle aziende:
http://diariodiadamo.vanityfair.it/2014/02/11/vittime-dellitanglish-unitevi-ci-briffiamo-insieme-un-racconto-e-uno-sfogo-da-ridere/
Persino guardando una partita di calcio: "Grosso tenta il traversone, Del Piero ci arriva rischiando il fuorigioco, tira....ma la palla finisce in calcio d'angolo" diventa "Grosso tenta il cross, Del Piero ci arriva rischiando l'offside, tira....ma la palla finisce in corner". 
Io mi sento italiana, penso e sogno in italiano! Penso che la mia identità sia anche in parte proprio nella lingua in cui parlo e in cui scrivo.
L'inglese, secondo me è universalmente diffuso anche perché è un idioma piatto, semplice da imparare, ma soprattutto con una musicalità e una storia che non ci rappresentano.
Ormai tutti auspicano ad avere un livello di inglese ottimo, si parla sempre di aumentare l'inglese nelle scuole, io credo che sia giustissimo studiarlo, è uno strumento fondamentale per aprire le porte del mondo e poi anche loro hanno qualche personaggino di rilievo come Shakespeare o Wilde...
Ma allo stesso tempo credo che si debba conoscere meglio anche l'italiano, ché è una lingua affascinante e perché è quella che ci identifica davvero come un popolo!

martedì 11 febbraio 2014

"If confusion is the first step to knowledge, I must be a genius"

Oggi ho parlato con il prof, il mio referente qui.
É stato tanto gentile, garbato e disponibile, tanto da farmi venire voglia di cancellare le cattiverie sui suoi connazionali che ho scritto nei giorni scorsi.
Abbiamo, diciamo che più che altro ha, parlato del progetto che dovrò (come potete notare dalla presenza di un ò ho una qwerty) realizzare.
Ero abbastanza tranquilla, mi ha messo a mio agio, gli avevo chiesto di parlare lentamente e lo stava facendo. Abbiamo addirittura preso una tazza di caffè, o qualcosa di simile, solo che poi ha iniziato ad usare parole a me sconosciute... Riporto un po' di termini dell'informatica e dell'elettronica gallici giusto per farvi rendere conto.
Fintanto che c'è la definizione per estero si possono anche intuire, ma credo che gli acronimi mi uccideranno
Administrateur de site = webmaster
Adresse universelle (AU)=  Uniform Resource Locator (URL)
Appliquette = applet
Barrière de sécurité = firewall
Cadre= frame
Causette= chat
Concentrateur= hub
Diffusion sur la toile = webcasting
Disque Numérique Polyvalent (DNP)= Digital Versatile Disk (DVD)
Dorsale= backbone
Fil= thread
Fouineur = hacker
Fournisseur d'accès=access provider
Frimousse= emoticon
Glisser-déposer= drag and drop
Logiciel de navigation =browser
Logiciel médiateur= middleware
Module d'extension= plug-in
Passerelle =gateway
RNA (Raccordement numérique asymétrique)=ADSL (Asymmetric Digital Subscriber Line)
Serveur mandataire= proxy
Signet= bookmark
Système d'adressage par domaines (DAD)= Domain Name System (DNS)
Témoin= cookie
Toile d'araignée mondiale T.A.M = World Wide Web
Courrier électronique= E-mail
Backup =sauvegarde
Convertisseur Analogique Numérique (CAN)= Analog to Digital Converter (ADC)
Convertisseur Numérique Analogique (CNA)= Digital to Analogic Converter (DAC)

Perfino le frequenze radio am e fm, qui sono ma e mf, il led è il del, ma quello che è peggio è che il buffer diventa una fonction oui e il flip flop diventa una bascule

Io credo che in una società globalizzata e soprattutto in un ambiente scientifico tutto questo sia assurdo...

Ci preoccupiamo tanto del panda, quando è il buon senso ad essere in via di estinzione!

lunedì 10 febbraio 2014

Scusate il francesismo!

Vi racconterò qualcosa fuori dalla routine, ma cercherò comunque di farlo con un certo aplomb.
L'altro giorno, al casino, vicino alla roulette, ho letto su un'affiche di un vernissage di un famoso pittore che vive in una roulotte con la fidanzata.
Uscendo, mi sono accorta che per l'evento è stato fatto un vero e proprio battage.
Io sono un'amateur di pittura, allora ho chiesto alla mia équipe di accompagnarmi.
Il rendez-vous era all'atelier dell'artista, che si trova molto vicino ad un grande boulevard. Quando stavo per arrivare la mia macchina si è fermata: l'allumage del motore non va, la macchina è proprio in panne.
Volevo mettermi a leggere un noir con nonchalance in attesa di una limousine con lo chauffeur.
Ma meno male che si è fermato un camion e l'autista con molto savoir faire  mi ha aiutato a far ripartire la macchina.
Arrivata addirittura in anticipo, per non fare una gaffe e ritrovarmi tête-à-tête col pittore, noto tombeur de femmes, o peggio per non rischiare un ménage-a-trois con la sua fidanzata, nota entraîneuse, ho aspettato la mia équipe perché loro sono degli habitué di questi eventi.
Per l'occasione ho una mise d'élite, indosso un tailleur beige con delle decolleté tone sur tone e una parure di perle con tanto di collier.
Finalmente sono arrivati i miei amici e può iniziare il nostro tour. Entrando sembra un laboratorio di bricolage, poi l'ambiente diventa più chic, c'è il parquet e le luci soffuse provengono soltanto da un abat-jour e da un applique.
Ci hanno dato una brochure della mostra e ogni opera ha una spiegazione anche nel linguaggio braille molto avant la lettre.
Il giovane pittore indossa con molto charme un completo blue con papillon e un bonnet. La sua fidanzata con una silhouette invidiabile, invece, indossa una bluse che fa pendant con una gonna plissé, sicuramente di una boutique famosa, altro che pret-a-porter, sembra uscita da un defilé, forse solo i capelli stonano un po': sono sistemati con un'acconciatura frisé un po' demodé,ma sembra comunque una femme fatale.
Glissons sugli altri ospiti...ho visto una vecchia signora,con una longuette beige a pois con una pochette melange, un imbarazzante decolleté, ricoperta di bijou dozzinali, fare delle avances al giovane pittore: mancava proprio di bon ton!
Invece c'era un signore, ex boxeur con un certo physique du role, che con un escamotage ha donato un grande bouquet di rose alla giovane donna.
E per la première è prevista anche una cena in un bistrot, meno male perché io ho mangiato solo un croissant a colazione e una brioche a merenda.
Il bistrot con arredamento in stile belle epoque è molto organizzato, vicino alla toilette c'è addirittura un boudoir con dei sofà dove le mamme possono allattare o dare il biberon ai loro bambini.
Veniamo accolti da un maitre molto professionale e ci accomodiamo in sala.
Come canape c'è un grande buffet con delle cruditè e delle ottime baguette, ma una fondue fredda... che débacle!
Poi ci servono delle omelette e poi c'è la possibilità di scegliere alla carte tra un'entrecote o le escargot. Tutto ottimo! Complimenti allo chef!
Infine per dessert ci sono i marron glacés e fuori menu, dei deliziosi bonbon e dei mignon accompagnati da un ottimo vin brulé.
E un flûte di champagne per tutti! Cin cin!



Un mio piccolo esercizio di stile (Queneau docet) per dimostrare che le influenze linguistiche, siano esse calchi o prestiti, tra due lingue così vicine sono innumerevoli e non ha senso negarle.

Io mi ambiento ovunque, sono peggio degli scarafaggi!

Si può dire che io inizi a considerare un posto un po' come casa mia se ci cammino scalza senza problemi. 
E il fatto che io stia camminando scalza in questa stanza di 12 metri carrés forse vuol dire che mi sto abituando a vivere qui!
Fatto il salto, è una tempesta di emozioni che ti scuotono dalla polvere (non del pavimento, quello l'ho pulito!) cui ci si abitua ammalandosi di quel cancro diffusissimo al giorno d'oggi che è la monotonia.
Sapere che questa sarà un'esperienza limitata nel tempo mi permette un approccio rivoluzionario anche ai problemi quotidiani. 
Non che in Italia non avrei fatto polemica anche per le piccole cose ("è che mi hanno disegnata così!"), ma qui lo posso fare a mente più leggera!
Mi sono convinta che mettermi in gioco così, in barba alle reticenze, senza i soliti formalismi da dottrina della morale seicentesca, sarà sicuramente una scommessa da vincere. 
E poi il fatto che l'Erasmus sia diventato un must e chiunque lo abbia fatto lo elogi, dovrà pure voler dire qualcosa, no?
Nei giri di valzer, non sempre aggraziati, dei giorni scorsi ho scoperto delle sfumature del mio carattere a me sconosciute e a volte insperate che mi hanno fatto stupire di me stessa.
Allora ho iniziato la mia personale battaglia, ho sempre provato simpatia per Don Chisciotte e per i suoi mulini a vento!
1. Ho richiesto una tastiera qwerty, anche se questo ha comportato compilare un altro paio di moduli.
2. Pretendo la pronuncia corretta del mio nome: io mi chiamo Claudia e si pronuncia [Clạu̯dia] e non [Clọdia]: non è che se in Italia ci si presenta uno che si chiama François [fʁɑ̃'swa] noi lo chiamiamo [Francois]!
E voglio imparare il francese: sono a casa loro!
Anche se, sono talmente tronfi della loro identità linguistica da credere che sia il resto del mondo a pronunciare male la "erre" e anche se sbagliare una concordanza nella loro lingua potrebbe espormi al pubblico ludibrio.
3.Ma mi rifiuto CATEGORICAMENTE di pronunciare la parola ordinateur, io dirò computer nei giorni buoni, macchina nei giorni cattivi. Credo che mi potranno capire lo stesso oppure al massimo userò qualche arzigogolata perifrasi.

Ah..un'altra piccola chicca
Nella tastiera azerty non c'è la possibilità di scrivere né la ò né la ì....

sabato 8 febbraio 2014

"Quando viaggi, ricorda che uno stato straniero non è creato per metterti a tuo agio. È creato per mettere il suo popolo a proprio agio”

Dopo essermi ritrovata catapultata in una casa che non è la mia, con del cibo che non è il mio,  in una città che non conosco e dopo aver incontrato diverse difficoltà dovute soprattutto alla mia scarsa conoscenza della lingua  francese, ma anche alla mia scarsa conoscenza dell'idiozia francese, è arrivato il momento di trovare i lati positivi!
E' sabato e decido difare un giretto in città alla ricerca di elementi antropologicamente interessanti da osservare.
Ho mangiato anche un dolcetto e mi sento meno acida, ma non al punto tale da chiamarlo dessert.
La cosa che balza all'occhio subito è che non ci sono macchine estere, dove per estere non intendo con targa estera ma di marca non francese.  
E dopo aver timbrato il mio bell'abbonamento del tram (continuo a non capire a cosa serva timbrarlo!) arrivo nel cuore di questa cittadina pedemontana.
Mi dirigo al museo della città, niente di eccezionale, ma sono francesi, cioè quelli che hanno fatto di un ammasso di ferraglia il monumento nazionale!
C'è un percorso cronologico da seguire che va dall'antico Egitto passando dai Romani fino ad arrivare al Novecento e alle opere, per me spesso incomprensibili, degli artisti contemporanei.
Ovviamente le indicazioni a margine delle opere sono esclusivamente in francese, ma le endorfine del dolcetto sembrano non farmelo notare.
Spostandomi da una sala all'altra noto dei bambini intenti a disegnare, colorare e ritagliare tutti in ordine e in silenzio.
Quasi in ogni sala ci sono degli spazi dove, con l'aiuto di un assistente, i bambini possono elaborare la loro percezione delle opere oppure è solo una chimera degli adulti e loro semplicemente giocano ignari.
I bambini, per me, sono tutti belli sempre, di qualunque parte del mondo siano ma bambini così composti ed educati in un museo italiano non li ho mai visti!
Dopo aver visto librerie affollate (anche se potrebbero anche stare comprando libri di Fabio Volò) e perfino vecchietti armeggiare con disinvoltura con smartphone, distributori e casse automatiche devo tristemente ammettere che in Italia c'è un analfabetismo funzionale, cioè tutti sanno tecnicamente leggere e scrivere (e meno male..), ma molti sono incapaci di utilizzare queste abilità  verso le nuove tecnologie (che non vuol dire spettegolare su facebook) oltre a essere, in generale, scarsamente acculturati.
E meno male che dovrebbe essere l'Italia il paese della cultura.
Mah!
Continuando la mia passeggiata ho notato una cosa che mi ha dato molto fastidio: disseminate per la città ci sono delle targhe a ricordare i caduti della seconda guerra mondiale, ma come responsabili della loro morte sono indicati i tedeschi e non i nazifascisti: è come prendersela con i siciliani e non con i mafiosi per la morte di Falcone e Borsellino.
La città è piena di attenzioni per i bambini, ma anche per i cani
A me non piacciono né i cani  né la loro antropomorfizzazione.
Questo però è un problema mio...Io se leggo sulla porta di un ristorante "Qui posso entrare" sotto la sagoma di un cane penso che lì non entrerò io!
Ma per gli animali d'affezione (definizione legislativa)  tutto il mondo è paese!
E così come non sopporto l'umanizzazione dei cani in Italia, dove i proprietari si elevano a mamma e papà dell'animale e lo trattano come un infante, non la sopporto nemmeno in Francia, anche se c'è da dire che almeno qui si riesce a camminare senza il rischio di calpestare qualche ricordo canino...

Ora corro a fare la spesa perché qui i negozi chiudono presto e la domenica sono chiusi...avranno imparato dai cugini anconetani?

venerdì 7 febbraio 2014

Francesi: Dimezzate la burocrazia e salverete l'Amazzonia!

Aujourd'hui, je suis en grève (Oggi sciopero!)
Dovrei "lavorare", fare quello per cui ho lasciato l'Italia, ovvero questo fantomatico stage (anche se lo dovrei chiamare apprendistato giusto per un po' di perequazione!) ma mi hanno fatto innervosire.
Allora starò qui, in questo ufficio, consumando l'energia elettrica francese e coperta dalla loro assicurazione francese (pagata da me) a scrivere il mio secondo post.
Non credo che potrà essere un appuntamento quotidiano, ci saranno anche dei giorni in cui non sarò così polemica da sentire l'esigenza di scrivere..o forse no?
Fatto sta che sono qui da sola e non posso parlare avec personne: forse la loro asocialità è intrinseca nell'usare la stessa parola per indicare persona e nessuno? E vi racconterò la mia disavventura di oggi.
I francesi sono dei burocrati e ci godono nell'esserlo.
Quando finirò di completare la burocrazia necessaria per stare 5 mesi qui,  secondo me sarà tempo di rimpatriare!
La burocrazia italiana farà anche schifo, ma quella francese è snervante, ossessiva, forse particolarmente con gli stranieri o almeno, posso testimoniare, con gli italiani.
Credo che se non avessi deciso di venire in Francia a fare questo stage ci sarebbero al meno un paio di chili di ossigeno in più al giorno
(mi sono documentata http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=9988 )
Vi faccio un esempio riguardante la ricerca di una sistemazione abitativa.
Allora solo per avere in affitto, e quindi pagare, una stanza in una residenza sporca e sovraffollata sono stati necessari in triplice copia e via posta e non par mél (sì, è l'e-mail!)
1.  il modulo di richiesta compilato (e questo ci sta)
2. una copia della mia carta di identità (e anche questo ci sta)
3. una giustificazione della mia presenza a Grenoble, ma convention de stage  (e questa ci sta)
4. il libretto della mia università di partenza (e già questo ci sta un po' meno)
e da spedire o da completare all'arrivo (che gentili), ma tutti estremamente indispensabili pena la non ammissione nella residenza
5. un deposito di garanzia, (eccessivamente costoso ma ci può stare)
6. l'attestazione di una assicurazione sanitaria, è sufficiente la tessera sanitaria, ma  ce n'è voluto per scoprirlo! Faceva schifo indicarlo?!
7. un'assicurazione sulla casa ovviamente di una compagnia assicurativa francese (...sono una nota piromane)
8.  un conto corrente francese, per farci cosa non si sa!
e ora viene il bello...
9. 10. 11. 12.... Un GARANTE con un dossier o meglio cartella di documenti interminabile!

Io sono stata ammessa anche senza il garante (che grande concessione!) e oggi sono andata in un ufficio della segreteria a tentare di regolarizzare la mia situazione con il mio francese affettato e incespicante.

Che per l'affitto di una stanza ci sia  bisogno di un garante ci può anche stare, ma non vogliono solo qualcuno che garantisca finanziariamente per te: vogliono talmente tanti documenti, beaucoup des papiers,che sembra stiano cercando una compatibilità per il midollo osseo.

Vogliono
1. due copie di un modulo detto "acte de caution solidaire"
2.una giustificazione di reddito ovvero gli ultimi tre bollettini dello stipendio e l'ultima dichiarazione dei redditi e specificano che tale garante debba percepire almeno 1000 euro di stipendio mensile
3. una copia della sua carta d'identità
4. un conto corrente bancario a suo nome.

E poi, suddetto presunto donatore di organi, deve obbligatoriamente risiedere in Francia. Quindi una qualsiasi garanzia genitoriale, anche dovutamente documentata è esclusa.
Ma, mi sembra di ricordare dalle poche ore di Educazione Civica che la Francia appartenga all'Unione Europea...O sbaglio?

Fatto sta mentre io discutevo nel mio francese precario con questa diligente impiegata, completamente digiuna di inglese, lei per tutta risposta sparlava con la sua collega di quanto poco siano poliglotti o meglio francoglotti gli italiani...  

E contare fino a dieci mi è servito solo per tradurre l'insulto in francese!

Impression soleil calant! Ecco perché lo spumante è più buono dello champagne e la porchetta molto meglio del paté di foie gras!



I francesi sono strani, questa è la tesi.

Sono a Grenoble da appena una settimana e voglio riportare qui un po' di pensieri e di osservazioni su questi cugini d'oltralpe. E com'è che si dice parenti serpenti?

Adorano la burocrazia, ci sguazzano, più fogli inutili e pedissequi e ridondanti hanno e più sono felici! Sono la patria degli uffici complicazioni affari semplici.

Hanno una pratica per qualsiasi cosa: vuoi comprare una sim telefonica? Devi avere un conto in una banca francese! Vuoi aprire un conto in una banca francese? Devi avere un numero di telefono! Ed è tutto così..

"I matematici sono come i francesi: se si parla con loro, traducono tutto nella loro lingua, e diventa subito qualcosa di diverso"
Questa citazione di Wolfgang Goethe sintetizza egregiamente la mania francese di tradurre tutto…ma proprio tutto!
Il nazionalismo gallico invade prepotentemente la sfera linguistica sostituendo anglicismi universalmente riconosciuti con improbabili termini autoctoni.
Il morboso processo di purificazione linguistica tocca livelli spaventosi e provoca degli scempi linguistici quando si cimentano a tradurre in francese i termini dell'informatica e dell'elettronica e così se anche i monaci tibetani usano il “byte” e i suoi multipli per indicare la capacità dei supporti informatici, i francesi hanno coniato l’octet...l'ottetto???
Potrei continuare con moltissimi altri esempi: il mouse è la souris, il software è le logiciel, il DNA è l'ADN, l’AIDS è le SIDA, il server è le serveur.… la password, che stento a trovare una parola italiana che la traduca la chiamano mot de passe....Direte che forse non è tanto xenofobia quanto un amore patrio? Non credo! Allora perché hanno eliminato il bidet, tacciandolo di immoralità e indecenza, francese sia nelle origini che nel nome? Odiano tutto ciò che sia o diventi internazionale (per quanto il bidet non lo sia, ma pensate a toilette che loro chiamano salle de bain e al menù o menu che loro chiamano carte)!

Mi sono documentata su Wikipedia (o meglio wikipedià) e vi indottrinerò sulle origini e sulla diffusione del bidet!

Cito:

" La parola bidet è francese [...]

Il bidet inizia a comparire negli arredamenti francesi tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo, ma non si conosce né la data certa né il nome del suo inventore. La prima testimonianza certa risale al 1710, anno in cui il probabile inventore, Christophe Des Rosiers, lo installò presso l'abitazione della famiglia reale francese. In realtà i bidet, immediatamente dopo l'introduzione, furono poco utilizzati in Francia; (PERCHÉ?) I pochi esemplari usati finirono nelle case d'appuntamenti...
(ZOZZI)



Nella seconda metà del Settecento la Regina di Napoli Maria Carolina d'Asburgo-Lorena volle un bidet nel suo bagno personale alla Reggia di Caserta, ignorando l'etichetta francese di "strumento di lavoro da meretricio"....NO COMMENT!



Il delirio di tradurre anche l’aria che respirano, raggiunge livelli altissimi quando si tratta di tradurre i titoli dei film. Praticamente non usano mai il titolo originale. Raramente i titoli vengono tradotti letteralmente, la maggior parte delle volte viene coniato un nuovo titolo in francese che non ha nulla a che vedere con il titolo originale: “Notting Hill” diventa “Coup de foudre a Notting Hill” che dovrebbe essere "un amore a Notting Hill", “Means girls” si trasforma in “Lolita malgré moi!” e “Cinderella man”, diventa addirittura “De l’ombre à la lumière”.

Odiano le altre lingue come regola di principio ma l'italiano praticamente non esiste..reduci dalla battaglia di Grenoble o dai più recenti Mondiali 2006?

Ma se c'è una traduzione, un'indicazione in più lingue stai sicuro che ci sarà il fiammingo, l'arabo e l'azteco ma sicuramente non l'italiano! E Grenoble è pure romana, almeno di origine.. Gratianopolis in onore dell'imperatore Graziano nel 300 e rotti dopo Cristo.

Hanno una tastiera nazionale, odiosa...l' AZERTY, nella quale, rispetto alla qwerty, sempre citando wikipedià...
  • Sono state invertite le posizioni di A e Q. 
  • Sono state invertite le posizioni di W e Z. 
  • Il tasto M è stato spostato vicino al tasto L e quindi non si trova più vicino al tasto N. 
  • La maggior parte dei simboli non alfanumerici sono in posizioni completamente diverse 
  • I numeri sono sugli stessi tasti della QWERTY ma per inserirli bisogna premere anche il tasto shift 
Che casino! Non potevano creare una loro versione della QWERTY e adattarsi a quella come tutti gli abitanti del mondo?

E le cose strane non finiscono qui, qui a Grenoble o meglio Granopoli, in lingua italiana (seguo il loro esempio!) ci sono le montagne tutto intorno e ci sono meno di 0°, tanto che si trovano persone in giro per la città con gli sci o lo snowboard in mano che sembra che siano appena scesi dallo skilift (o forse dovrei dire soulever). E allo stesso tempo si trovano tutti gli sportivi del mondo e io vorrei dir loro: "Che cavolo vi correte?" Soprattutto "perché lo fate in pantaloncini e maglietta??? Fa freddo!!!!"

Corrono tutti, a qualsiasi ora, con qualsiasi condizione metereologica...

Forse aveva ragione Schopenhauer: "Le altre parti del mondo hanno le scimmie; l'Europa ha i francesi. La cosa si compensa."
Ma Grenoble non dovrebbe essere patria di scimmie..ha dato i natali a Stendhal (che di Grenoble ha detto: "all'estremità di ogni via una montagna", poetico, romantico e vero!) e ha dato ispirazione a grandi menti come Fourier (sì, quello della serie...a cui è stato intitolato un cratere sulla Luna ed il suo nome è scritto sulla Torre Eiffel) e Rousseau!

Grenoble è una bellissima città ma bisogna seguire delle regole per muoversi e per prendere i mezzi di trasporto, efficientissimi e puntualissimi, che provo a esprimere qui

1. Per prendere il tram è necessario possedere uno smartphone e usarlo senza sosta perché stanno tutti zitti. 
C'è talmente tanto silenzio che si sentono i pensieri snob dei francesi: io non dico suonare la fisarmonica o cantare l'inno della Juve (è qui vicino!) ma almeno quello del PSG o del Lione.... E poi hanno una strana concezione degli abbonamenti: che senso ha timbrare un abbonamento ad ogni salita sul tram? Che abbonamento è se lo devi timbrare tutte le volte?

2. Qualsiasi cosa dobbiate fare camminate il più velocemente possibile.
Non avete fretta? Avete tutto il pomeriggio per passeggiare e cazzeggiare? Al grenoblois non interessa. Dovete mantenere un passo spedito e deciso in ogni occasione. Il minimo rallentamento potrebbe causare un fastidioso e intollerabile sorpasso.

3. Cancellate dal vostro dizionario la parola sorriso.
Non sorridete in nessuna occasione. Tranne se siete in bici e il freddo vi ha provocato un'emiparesi facciale e non dimenticate di sbuffare di tanto in tanto e mantenere un’espressione stizzita.

Io, forse sono qui da troppo poco, ma sono italiana e non credo che disconoscerò mai le mie origini. L'Italia è il paese più bello, con il clima, le persone e la cucina migliore del mondo. Per quanto si possano trovare giuste le battute dello straniero di turno sulla situazione politica ed economica italiana, per ragioni di orgoglio, non gli si dà ragione, almeno non in faccia.

Il cibo, il sole e il calore della gente non hanno eguali ma i problemi e le carenze dell'Italia si notano molto più stando all'estero e soprattutto dall'estero si vedono delle soluzioni, forse semplicistiche, per cambiare le cose: basterebbe copiare modelli e idee che già esistono all'estero. Eppure nessuno lo fa.

In Italia si potrebbe vivere bene come in nessuna altra parte del mondo. Peccato che i primi a dimenticarselo siano proprio molti gli italiani, che danno per scontato molte cose e preferiscono continuare a lamentarsi del sistema invece di provare a cambiarlo.

Ricordate che abbiamo una vita sola a disposizione!








Insonnia

Nell'inquieta luce della sera conto i miei versi ad uno ad uno per dormire in attesa di una rivoluzione. C'è bisogno di prudenza anc...