Dopo essermi
ritrovata catapultata in una casa che non è la
mia, con del cibo che non è il mio, in
una città che non conosco e dopo aver incontrato diverse difficoltà dovute
soprattutto alla mia scarsa conoscenza della lingua francese, ma anche alla mia scarsa conoscenza
dell'idiozia francese, è arrivato il momento di trovare i lati positivi!
E' sabato e
decido difare un giretto in città alla ricerca di elementi antropologicamente
interessanti da osservare.
Ho mangiato anche un dolcetto e mi sento meno acida, ma non al punto tale da chiamarlo dessert.
La cosa che balza all'occhio subito è che
non ci sono macchine estere, dove per estere non intendo con targa estera ma di
marca non francese.
E dopo aver
timbrato il mio bell'abbonamento del tram (continuo a non capire a cosa serva
timbrarlo!) arrivo nel cuore di questa cittadina pedemontana.
Mi dirigo al museo della città,
niente di eccezionale, ma sono francesi, cioè quelli che hanno fatto di un ammasso
di ferraglia il monumento nazionale!
C'è un percorso cronologico da seguire che
va dall'antico Egitto passando dai Romani fino ad arrivare al Novecento e alle opere, per me spesso incomprensibili, degli artisti contemporanei.
Ovviamente le indicazioni a margine delle
opere sono esclusivamente in francese, ma le endorfine del dolcetto sembrano
non farmelo notare.
Spostandomi da una sala all'altra noto dei
bambini intenti a disegnare, colorare e ritagliare tutti in ordine e in
silenzio.
Quasi in ogni sala ci sono degli spazi dove, con l'aiuto di un assistente, i bambini possono elaborare la loro
percezione delle opere oppure è solo una chimera degli adulti e loro
semplicemente giocano ignari.
I bambini, per me, sono tutti belli sempre, di qualunque parte
del mondo siano ma bambini così composti ed educati in un museo italiano non li
ho mai visti!
Dopo aver visto librerie affollate (anche
se potrebbero anche stare comprando libri di Fabio Volò) e perfino vecchietti
armeggiare con disinvoltura con smartphone, distributori e casse automatiche
devo tristemente ammettere che in Italia c'è un analfabetismo funzionale, cioè tutti sanno tecnicamente leggere e scrivere (e meno male..), ma molti sono incapaci di utilizzare queste abilità verso le nuove tecnologie (che
non vuol dire spettegolare su facebook) oltre a essere, in generale, scarsamente acculturati.
E meno male che dovrebbe essere l'Italia
il paese della cultura.
Mah!
Continuando la mia passeggiata ho notato una cosa che mi ha dato
molto fastidio: disseminate per la città ci sono delle targhe a ricordare i caduti della seconda guerra
mondiale, ma come responsabili della loro morte sono indicati i tedeschi e non i
nazifascisti: è come prendersela con i siciliani e non con i mafiosi per la
morte di Falcone e Borsellino.
La città è piena di attenzioni per i
bambini, ma anche per i cani
A me non piacciono né i cani né la loro antropomorfizzazione.
Questo però è un problema mio...Io se
leggo sulla porta di un ristorante "Qui posso entrare" sotto la
sagoma di un cane penso che lì non entrerò io!
Ma per gli animali d'affezione (definizione
legislativa) tutto il mondo è paese!
E così come non sopporto l'umanizzazione
dei cani in Italia, dove i proprietari si elevano a mamma e papà dell'animale e
lo trattano come un infante, non la sopporto nemmeno in Francia, anche se c'è
da dire che almeno qui si riesce a camminare senza il rischio di calpestare
qualche ricordo canino...
Ora corro a fare la spesa perché qui i
negozi chiudono presto e la domenica sono chiusi...avranno imparato dai cugini
anconetani?
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