Ho letto che in Francia è stata abolita per legge l'uso della
parola "hashtag" utilizzato su Twitter per indicare un tema o un
contenuto interessante.
La Commissione generale per la terminologia e i neologismi ha
ufficializzato la francesizzazione del termine Mot-Dièse.
Ho parlato fin troppo del nazionalismo eccessivo dei
francesi, di contro voglio sottolineare il mero servilismo linguistico degli
italiani, non ho sentito nessuno nel Bel Paese lamentarsi per l'uso di "hashtag",
anche se ce l'abbiamo anche noi un termine per indicare #: è cancelletto.
Io credo che non si debbano raggiungere i livelli di
patriottismo linguistico dei francesi, già l'Italia è arretrata in tante cose,
almeno conserviamo questo indizio di globalizzazione: ma spesso abbiamo la mania
di sostituire termini validissimi nella nostra lingua, con termini inglesi.
Gli italiani attualmente sembrano infatti oscillare tra un'ottusa
xenofobia nei confronti di certe culture e un'acritica esterofilia.
La nostra, per ricchezza di espressioni, musicalità, per la
stretta corrispondenza tra parola scritta e orale è, almeno secondo me, una
delle lingue più complete e più belle del mondo, è la stessa lingua di Dante,
di Manzoni, di Leopardi, di Montale...e ahimè di Federico Moccia.
In italiano non esistono ambiguità, tipo: "Che significa
to play?" - "Dipende, o suonare o giocare.." o peggio, se in
Italia volete esprimere amore e non semplice affetto dite "ti amo" e
non lasciate in piedi il dubbio con uno scialbo "I love you".
Va bene l'evoluzione linguistica, l'uso di termini inglesi
nella tecnologia che segue standard internazionali (facendo eccezione per la
Francia), ma attenzione alla banalizzazione e all'appiattimento della nostra
lingua.
A volte si esagera!
Leggendo qualunque quotidiano italiano si trovano tutti i
giorni parole come spread (differenziale), spending review (revisione delle
spese), bond (buoni), soft skills (competenze sociali) o fiscal compact (patto
fiscale).
Oppure nelle aziende:
http://diariodiadamo.vanityfair.it/2014/02/11/vittime-dellitanglish-unitevi-ci-briffiamo-insieme-un-racconto-e-uno-sfogo-da-ridere/
Persino guardando una partita di calcio: "Grosso tenta
il traversone, Del Piero ci arriva rischiando il fuorigioco, tira....ma la
palla finisce in calcio d'angolo" diventa "Grosso tenta il cross, Del
Piero ci arriva rischiando l'offside, tira....ma la palla finisce in corner".
Io mi sento italiana, penso e sogno in italiano! Penso che la mia identità sia anche
in parte proprio nella lingua in cui parlo e in cui scrivo.
L'inglese, secondo me è universalmente diffuso anche perché è
un idioma piatto, semplice da imparare, ma soprattutto con una musicalità e una
storia che non ci rappresentano.
Ormai tutti auspicano ad avere un livello di inglese ottimo,
si parla sempre di aumentare l'inglese nelle scuole, io credo che sia
giustissimo studiarlo, è uno strumento fondamentale per aprire le porte del
mondo e poi anche loro hanno qualche personaggino di rilievo come Shakespeare o
Wilde...
Ma allo stesso tempo credo che si debba conoscere meglio
anche l'italiano, ché è una lingua affascinante e perché è quella che ci
identifica davvero come un popolo!
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