mercoledì 17 settembre 2014

Il cazzeggio è necessario non solo alla felicità, ma proprio in senso tecnico, per riuscire a vivere spensierati.

Il cazzeggio è necessario non solo alla felicità, ma proprio in senso tecnico, per riuscire a vivere spensierati.
E' tornare un po' bambini, e i bambini si sa, vedono magia in ogni dove.
Ed è una cosa che tanto amo e tanto invidio quando guardo negli occhi di qualcuno più basso di mezzo metro.
E il mio cazzeggiare consiste anche nello scrivere questo blog e raccontarvi come mi sento.
Avete presente quando sentite la radio ed esattamente nel momento in cui siete curiosi di sapere come finisce una frase, entrate in galleria?
Io qualche volta mi sento così.
Vivo le mie giornate provando allo stesso tempo un forte senso di appartenenza e la forte sensazione che si prova dopo un tenero abbandono.
A volte mi manca il respiro e affondo le mani nelle tasche, e spingo giù, come se così potessi ancorarmi a terra, come se servisse a non farmi volare via con il primo soffio di vento.
Son smarrita, ma ogni tanto mi trovo e vi ritrovo, in un abbraccio o in una rimpatriata.
Allora volteggio in aria e vengo giù in picchiata. Dovreste farvi anche voi un bel battito d'ali, per godere dell'ebbrezza del volo pindarico tra le nuvole che si stracciano nel vento. 
Oppure entrate in un pub affollato, magari con la partita di champions della juve.
Ci sono sguardi, nella confusione di un pub, che si perdono nei dettagli insignificanti di un bicchiere o nelle mani di uno sconosciuto, e ci sono parole incomprese, e a chi domanderà di ripeterle si risponderà con una menzogna leggera, con altro, velocemente, di meno importante. 
Ci sono gesti, di chi affoga memorie nel sorso di una birra amara o di chi nasconde la tristezza in un'altra pinta e finge di essere ubriaco per non dare spiegazioni.
Non sono quelle chiacchiere attente quando gli occhi seguono i movimenti veloci delle labbra e espressioni artistiche si adattano all'esclamazione incredula del momento né le risate in coro di chi guadagna il proprio momento grazie ad una battuta ben riuscita.
Ci sono cose, nella confusione di un pub, che fanno parte del sottofondo di rumori, musica ed espressioni, che ne arricchiscono l'immagine e anche se sono superflue e impercettibili sono sempre lì, come i bicchieri rotti, fanno parte dell'ambiente in un'anarchia di dettagli preziosi però fugaci.
 Bisognerebbe diffidare di quei locali in cui non si ascolti mai, tra il mormorio continuo della gente,  l'esclamazione d'ira contro il Bonucci di turno, quel suono acuto però abituale di bicchieri rotti subito ignorati, di domande confuse prontamente rimpiazzate da nuove colme di interrogativi, e di frammenti, quelli nostri, buttati lì involontariamente, magari raccattati da qualcuno affamato di dettagli che li farà suoi, nel tempo di una metafora, per poi spargerne altri e lasciarli all'atmosfera della serata, come i bicchieri rotti.

Anche filosofeggiare su dei vetri rotti mi fa bene. 
In fondo il cazzeggio è un po' il corrispettivo occidentale dell'idea zen del vuoto, che è importante quanto il pieno.

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