Ascolto le voci
di briganti e pastori
che sonnecchiano vacue
nel ricordo
Respiro l'atmosfera
con la sete di parole lente
e rispondo
agli echi con cui bisbigliano le sibille
Nel vociare domenicale dei vivi
c'è un sussurro di neve
che ricopre le impronte scomposte.
Accarezzo con gli occhi,
le creste che sono madri e culla
del mio primo sognare d’autunno
quando con pudore quasi le toccavo
quelle cime,
con le dita innamorate
del vento degli Appennini
Abbiamo soltanto le nostre
mani, per tremarci addosso
tra caldi vapori e riverberi di sole
Scendo a valle mentre
la luce fioca allunga le ombre