martedì 25 novembre 2014

Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne

I dati dicono che ogni 60 ore, in Italia una donna subisca una violenza e spesso, troppo spesso questa violenza culmina con la morte della donna: un femminicidio.
Io odio la parola femminicidio
Che bisogno c'è di distinguere un femminicidio da un omicidio?
La risposta che danno è che serve a specificare che si tratta di un delitto di genere. Uccidere una donna proprio perché donna, e in quanto tale considerata di proprietà dell'uomo. Significa, cioè, rendere questo reato specifico e non più generico, sottolineando la matrice sessista.
Ma è proprio questa distinzione sessuale che non mi convince. A me sembra che il termine femminicidio,  che deriva naturalmente dalla parola “femmina”,  si riferisca solo all'appartenenza sessuale.
Mi chiedo allora perché non utilizzare la parola “donnicidio”?
Forse perché donna, viene dal latino domina che vuol dire signora/padrona, quindi è insita nella parola stessa che la donna è padrona di se stessa.
Credo che utilizzare la parola femminicidio sia svilire la morte delle donne uccise, capisco che si voglia porre l’attenzione sulla violenza di un genere sull'altro, però a me pare, in tutta onestà, che continuando a  ripetere che c'è stato un femminicidio si sottolinei, che è stata uccisa una femmina, ovvero una persona di sesso femminile, non che si è compiuta la soppressione di una donna. 
Non potremmo semplicemente dire che c'è stato un altro assassinio di una donna, non sarebbe forse più incisivo e spiegherebbe meglio la morte violenta di una persona? 
Donna che dichiara la volontà di affermazione della propria identità personale, fatta di desideri, bisogni e diritti,  troppo spesso calpestati da uomini gretti e vigliacchi che usano la violenza fisica e psicologica per esercitare il loro predominio.
Se fossero le donne ad uccidere nello stesso modo gli uomini inventeremmo la parola “maschicidio”? Probabilmente no.
E smettiamo anche di chiamarli delitti passionali, in un uomo che uccide una donna non c'è niente di passionale. La passione è un fuoco che alimenta i sentimenti, non che brucia le vite.
L'amore non c'entra un bel niente con questi atti criminali. Un uomo che picchia, che stupra o che uccide una donna non è un uomo che ama. 

Queste sono solo riflessioni sulle parole, ma le parole sono importanti. 

Bisogna fare in modo che la violenza contro le donne diventi un tema di discussione e di indagine e non solo un'occasione di voyerismo e di ostentazione del dolore.
Bisogna mettere in evidenza che l’aggressività e la misoginia non sono solo appannaggio dell’ignoranza e dell’abbrutimento: abbiamo degli schemi sociali sbagliati e anacronistici che devono essere sradicati.
Viviamo in una società che insegna alle donne come difendersi da uno stupro invece che insegnare agli uomini a non stuprare.
Spero che in futuro ci sarà una maggiore sensibilizzazione ed educazione civile (non civica) nelle scuole e nelle famiglie perché bambini educati saranno adulti educati.

E spero che le donne imparino a non nascondersi e a denunciare, anche se è difficile, perché come dice Elie Wiesel "Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato."


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