lunedì 2 giugno 2014

Uomini e donne non sono uguali ed è questa la nostra forza

Venezia 1646, nasce, quinta di sette figli, Elena Lucrezia Corner Piscopia: la prima donna laureata della storia. Ed è italiana.
Dimostra fin da bambina la sua mente geniale e a 21 anni conosce a menadito il latino, il greco, il francese, l’inglese e lo spagnolo e studia l’ebraico.
Quando, dopo essersi iscritta all'università, lo Studio di Padova, presenta regolare domanda di ammissione alla laurea, ecco la spiacevole sorpresa. A una donna, infatti, non era concesso ricevere il titolo di dottore in teologia. Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova (fatto santo ndr) blocca tutto: la donna è inferiore rispetto all'uomo e non è capace di ragionamenti difficili.
Niente da fare, nessuna laurea.
Inizia così, una lunga polemica tra lo Studio di Padova, che aveva acconsentito alla laurea, e il cardinale Barbarigo.
A 32 anni Elena ottiene, finalmente, la sua laurea: gliela concedono però, in filosofia, non in teologia.
La vita passata sui libri però, presenta ben presto il suo conto: è il 1684 quando Elena muore a soli 38 anni coperta di debiti.
Bistrattata, dimenticata, umiliata.
L’Italia vanta la prima donna laureata al mondo e nemmeno lo sa.
E oggi chi rappresenta la femminilità italiana nel mondo? Se cercate italian woman o femme italienne su google immagini vengono fuori solo foto di donne nude. Perché?
Io non sono femminista né tanto meno perbenista.
Dopo aver smascherato il  bunga bunga di turno si è detto e si è scritto molto sulla riacquisizione della libertà sessuale delle donne, ma stiamo scherzando?  
Ci sono alcune che fanno le puttane, di lusso, ma sempre puttane, e si parla di riacquisizione della libertà sessuale di tutte le donne?
E' come se dovessimo aspettare che il figlio celiaco di un politico scoprisse la pasta senza glutine per ricominciare tutti a mangiare il pane.

Come siamo passati dal difendere l’autodeterminazione del proprio corpo al moralismo bacchettone riconducibile al Medioevo?
Diciamo che a me è molto cara la presunta parità dei sessi.
Sono una donna, ingegnere, di cui non esiste neanche il termine femminile, e mi ritrovo a rivendicare ogni giorno la mia identità sia personale che professionale perché la società non aiuta.
Non sono qui a puntare il dito sulle leggi e sulle pari opportunità, io ce l'ho con le donne.
Quelle donne che vogliono le quote rosa,  che assomigliano ai parcheggi riservati ai disabili, che sono indispensabili perché loro non possono parcheggiare ovunque. Io vorrei, da donna, poter accedere al mondo politico per i miei meriti e non per i miei cromosomi.
Quelle donne che accettano l'ingresso "donne" gratuito in discoteca, senza sentirsi oggetto sessuale.
Le donne che non si sentono offese dalle immagini della valletta, velina o letterina senza cervello, ma che invece idolatrano quel modello. E si guardano allo specchio schifate e a suon di diete frustranti e di ginnastica massacrante cercano a tutti i costi di essere belle.
Ma la bellezza spesso è vista come approvazione degli altri più che propria accettazione di se stesse. Si guardano come pensano che le guardino gli uomini e cercano di diventare come loro le vorrebbero.
Le femministe sessantottine ostentavano lo slogan "il corpo è mio e ci faccio quello che voglio".
Ma non è vero che uomini e donne sono, allo stesso titolo, padroni del proprio corpo e dunque sovranamente liberi di farne ciò che vogliono. Trattarlo come strumento di meretricio, vendendo le proprie prestazioni sessuali o insulto al pubblico pudore, indossando leggins taglia 48. Non è vero che si ride allo stesso modo di una donna un po’ in carne o di un uomo con la pancetta. Non è vero perché ad oggi, che ci piaccia o no, le donne sono sempre un po’ più puttane e un po’ più grasse degli uomini. E questo accade perché il nostro corpo non è mai solo nostro: il corpo delle donne è guardato, analizzato, smaniato o fischiato da tutti. É un luogo pubblico, o meglio un luogo in cui si esercita il discorso pubblico.
Si è passati dalla segregazione in casa delle donne dell'inizio del Novecento all'imprigionamento in schemi asfissianti di donna-corpo, estratto dalla costola dell’uomo per farlo nascere a suo modello rispondente a fantasie irreali. L’oggetto-donna si è trasformato secondo il desiderio maschile e la sua fantasia erotica come oggetto di piacere. Bambole di gomma fatte di carne umana.

Non si offendano le donne. Loro sanno e accettano consapevoli il gioco.
Ovviamente non parlo di tutte le donne, ma di quelle che scelgono scorciatoie puntando su un azzardo di sesso e intimità con l’uomo potente che concederà loro un ruolo istituzionale, imprenditoriale o politico come ringraziamento per le belle ore passate insieme.
Paolo Guzzanti parla di mignottocrazia. Che facciamo? Insegniamo ai nostri figli che è inutile impegnarsi e studiare ma imparare a vendere al meglio il proprio corpo? Che non è importante costruirsi una cultura ma costruirsi un bel corpo!
Una volta c’era la consolazione della dignità personale, familiare, sociale.
Oggi la tv umilia le vere donne e fa apologia dello spregio trasmettendo una realtà tanto dannosa quanto falsata.
Oggi è pieno di programmi "tidicocometruccarti" o "macometivesti" inseguendo sempre il gusto della seduzione, che sembra l'unica cosa che conta.
Anna Magnani, in tutta la sua autenticità, al truccatore che voleva coprire le rughe prima di entrare in scena, diceva: «Lasciamele tutte, non me ne togliere nemmeno una, ci ho messo una vita a farmele».
Per fortuna ci sono anche delle grandi donne, ingegneri, medici, insegnanti, casalinghe o centraliniste, che non si lasciano traviare da questo stato di cose e vivono la loro vita libere da costrizioni di genere.
Questo non vuol dire che non mettono i leggins o non si truccano o non si vestono eleganti o non seguono diete... Vuol dire che se lo fanno, hanno scelto di farlo per loro stesse e non per le imposizioni sociali.
Le donne sono il centro della vita degli uomini, il loro punto di riferimento: provate a criticare la mamma di un uomo...
Secondo me è un misto di insicurezza e orgoglio ad averli spinti, sempre, a discriminare la donna per la paura che lei riuscisse a far qualcosa meglio di loro.

L'unica cosa che dobbiamo fare è non stare al loro gioco ed essere noi stesse, perché uomini e donne non sono uguali ed è questa la nostra forza.

Nessun commento:

Posta un commento

Esterno Crepuscolo

Esterno- Crepuscolo Si attacca ai comignoli il tramonto stasera le nuvole volteggiano travestite di rosso La mente fa lenti balzi tra le cos...